Arrivano (anche) i Samia!

A scuola, il 23 aprile arrivano anche i Samia ricini!

Cosa sono i Samia ricini?!
Cosa sono i Samia ricini?!

Ma sono l'altro grandissimo "friend" del nostro blog!

Samia ricini (larva)

Ne approfondiremo insieme la conoscenza, seguendo anche la loro importante e lunga storia (questa, programmata unitamente alle classi seconde del maestro Nicola, maestro di scienze, appassionato acquariofilo, cui dobbiamo i bellissimi acquari didattici del nostro laboratorio) che, quindi, cammina di pari passo con quella degli insetti foglia.

Per facilitare la differenziazione tra i due percorsi ho pensato di utilizzare colori diversi:
i post dedicati agli amici Phyllium sono caratterizzati dal colore verde
(non pensiate che la scelta sia sintomatica di scarsa originalità:
la finalità è quella di ottenere un "Effetto Priming"!),
mentre per quelli dedicati ai Samia il colore sarà il marrone!

Perchè il marrone?!
Perchè il marrone?!

Ma perchè non posso non usare i toni del marrone:
guardate che meraviglia della Natura!

Samia ricini (adulto)


E, ora che vi ho svelato la straordinaria bellezza che ci attende alla fine di questa nuova storia, vi anticipo che, approfondendo la conoscenza di questo ennesimo protagonista del nostro blog, resterete affascinati anche dalle innumerevoli strategie di sopravvivenza e scelte evolutive che ne hanno plasmato le peculiari caratteristiche morfologiche e comportamentali.

Tanto per cominciare, possiamo iniziare col dire che il Samia è un bombice: un baco che, dopo l'ultima muta come bruco (larva), trascorrerà la fase di pupa in un bozzolo costruito grazie a una sostanza liquida da lui prodotta che, a contatto con l'aria, si trasforma in un filo gelatinoso che, pian piano, solidifica indurendosi. In pratica, costruisce il proprio bozzolo producendo un filo di seta.

Queste caratteristiche dovrebbero aver acceso, nella mente dei più, una ovvia connessione sinaptica, cui forniamo la subitanea soddisfazione della conferma!
La sinapsi è giusta! La caratteristica appena descritta è tipica di un "collega" ben più noto e famoso del nostro Samia:  il baco da seta!
Per chi voglia approfondire ho trovato molto serio, compendioso ed esaustivo, in un weblog, il post  "La falena della seta"

Bombyx mori
(Foto da Wikipedia)


Il baco da seta, per la scienza Bombyx mori (bombyx = bombice, mori = del gelso), in realtà, sarebbe dovuto inizialmente essere il protagonista designato di un progetto di bachicoltura ma la difficoltà del reperimento di una quantità sufficiente di foglie (il gelso, ve lo ricordo, è un albero caducifoglie, ossia perde le foglie durante l'inverno) già disponibili al momento dell'arrivo a scuola delle uova e/o bruchi ma in tempo utile per permettere agli alunni di sperimentare le varie fasi del ciclo vitale entro la conclusione dell'anno scolastico, ci hanno fatto desistere e optare per il Samia che, invece, tra le sue piante nutrici, annovera il ligustro (pianta sempreverde!) di cui il giardino della nostra scuola vanta una bordura di giovani e rigogliosi alberelli: praticamente disponibile sempre e da subito, pressoché inesauribile, assolutamente privo di qualsivoglia contaminazione e di fatto a... "decametro zero"!



Tra i due bombici, quindi, adottiamo il Samia!



Non dimentichiamo però che, anche semplicemente dal raffronto delle diverse "storie di vita (evolutiva)" dei due bombici, gli alunni avranno la possibilità di dedurre interessanti considerazioni (e insegnamenti) sulle differenti conseguenze tra selezione naturale e selezione ad opera dell'uomo.

Probabilmente la lavorazione della seta era nota in Cina già dal VII millennio a.C. ma l'origine della bachicoltura si perde nella leggenda (nel link, alla voce "Storia").
La selezione accurata e sistematica operata per millenni dall'uomo nei confronti della specie più preziosa - il Bombyx mori - ha fatto sì che tali continuative modifiche risultassero maggiormente incisive fino a snaturarla in alcune delle sue caratteristiche originarie.
Per esempio, il colore bianco esporrebbe sia bruchi che adulti a un più alto rischio di predazione (di contro, in un futuro post, osserveremo le caratteristiche mimetiche che "proteggono" il nostro Samia dall'attacco dei predatori).
E, ancora, la falena adulta ha perso completamente l'attitudine al volo (anche in questo caso, il Samia ha mantenuto un suo diverso percorso evolutivo).

D'altra parte, ma non tutti lo sanno, anche dal bozzolo del "nostro" bombice si può, e lo si è fatto in passato, ricavare il filo per la produzione di questo antico e prezioso tessuto.
Ecco, a tal proposito, qualche cenno storico...

La bachicoltura dei Samia (Samia Cynthia, per la precisione, una specie di dimensioni maggiori e colori più chiari rispetto al "ricini") in Italia ha origine con la loro introduzione a fine Ottocento dall'estremo Oriente in vari paesi di Europa, Medio Oriente, Nordafrica e America settentrionale proprio con la finalità del loro allevamento per la produzione della seta "eri", un tipo di seta molto resistente ma meno pregiata di quella del Bombice del gelso.

Samia cynthia
(foto da wikipedia)


In Italia, l'allevamento avviene su una pianta nutrice, già introdotta (per il consolidamento di terreni scoscesi o franosi delle scarpate lungo le linee ferroviarie o stradali) nel secolo ancora precedente, sempre dalla Cina.
La pianta in questione è l'ailanto (Ailanthus altissima). Infatti, il nome comune del Samia Cynthia è Bombice dell'ailanto.
Si tratta di una pianta decidua non molto longeva (vive circa 50 anni) ma che ha, di contro, crescita rapida - in 15 anni può raggiungere i 25 metri di altezza - e una elevatissima capacità riproduttiva: diviene invasiva e infestante, diffondendosi velocemente in molti paesi con clima temperato a danno delle altre specie vegetali autoctone e, conseguentemente, delle forme di vita ad esse collegate.
Attualmente in Italia le attività manifatturiere relative alla produzione di seta con i Samia non esistono più ma questa falena si è naturalizzata, senza però arrecare danno alle specie locali perchè facilmente predabile: la nicchia biologica occupata conta residue presenze solo in alcune zone subalpine.
Discorso diverso, lo abbiamo visto, è quello della sua pianta nutrice.

Ailanthus altissima

Sono informazioni che, oltre ad aumentare le nostre conoscenze, forniscono l'opportunità di introdurre i bambini ad un tema importante (e quantomai attuale nell'era della globalizzazione): quello del controllo delle specie alloctone per la tutela e la salvaguardia degli ecosistemi.

Ma torniamo a noi...

Ecco i piccoli bruchi di Samia ricini al loro arrivo a scuola!



E, a seguire, l'immancabile carrellata di foto dei miei cuccioli scolastici:
questa volta al loro primo incontro con
il nuovo grande "friend"!

I bambini non sanno della meravigliosa creatura che li attende alla fine del percorso.
Molti restano perplessi o delusi alla vista degli insignificanti esserini che hanno davanti: "Maestra, ma... sono vermi?!"
Poi, pian piano, attraverso l'osservazione, qualcuno scorge dettagli importanti e, tra i commenti e le domande dei pari e l'aiuto delle domande stimolo dell'insegnante ("Di che colore sono? Perchè, secondo voi?" / "Si spostano strisciando o utilizzando le zampe?" / "Riuscite a capire quale estremità è la testa e quale la coda? Cosa ve lo ha fatto capire?" / "Quale animale può diventare un bruco alla fine del ciclo vitale?") si procede insieme nella scoperta ...






Ma, oltre a procedere nelle conoscenze, risultato ancora più importante, in questo momento, è elicitare atteggiamenti e comportamenti: i più iniziano ad abbandonare la ritrosia e lo sgomento (in alcuni, il ribrezzo!) iniziali lasciandosi guidare dall'approccio tranquillo e sicuro degli altri compagni.
La sana competizione nel voler trovare risposte alle domande poste o nel riuscire a identificare particolari significativi "costringe" ad un contatto più ravvicinato.
Poi, sottolineare che i piccoli bruchi sono molto buffi ma anche molto delicati quindi, per il momento, purtroppo, non possiamo ancora toccarli e che, pur essendo innocui, non è ancora possibile prenderli in mano, perchè vanno tutelati, non ancora... (etc, etc, ...) rende l'aspettativa più desiderabile.




L'esperienza si ripete nei giorni seguenti - sempre identica, sempre diversa - anche con i cuccioli delle altre sezioni.
















Sicura del fatto che anche
a voi non siano sfuggiti
i dettagli importanti
che approfondiremo nei prossimi post,
vi saluto!
A presto!

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